La 15a Fiera di San Martino a Torre di Mosto

di Aidi Pasian e Pierluigi Cibin

Sempre più attesa e affollata si conferma l’annuale Fiera di San Martino a Torre di Mosto, giunta quest’anno alla sua 15a Edizione e inaugurata Domenica 27 ottobre alla presenza delle Autorità, fra cui il Vicegovernatore del Veneto, Gianluca Forcolin, e il Sindaco di Torre di Mosto, Giannino Geretto. Un bagno di folla ha invaso la piccola località del territorio del Basso Piave, confondendosi fra le tante proposte offerte in piazza e nell’intero paese, che si offre volentieri ai visitatori in quest’occasione.

L’Associazione G.R.I.L. Basso Piave, come tante realtà associative o economiche locali, ha avuto l’opportunità di dare il proprio supporto al Gruppo “Pecore nere”, continuando quella splendida sinergia che spesso le vede insieme nel corso di molte manifestazioni. A Massimo Pasquon e al suo gruppo, infatti, va il merito di aver allargato ad altri protagonisti la rivalutazione delle tradizioni e delle eccellenze del nostro territorio, come la Fattoria Didattica da Giulia, con la sua bella esposizione di animali.

Fra i protagonisti della rivisitazione storica ricordiamo, invece, Adriano Caminotto, con la sua splendida esposizione di attrezzatura riferita alla civiltà contadina e attrezzi tipici di un tempo: in un’area adiacente a quella destinata all’Associazione G.R.I.L., infatti, era possibile esaminare vari tipi di aratro (come il solcatore – soltzariόl), oppure un modello di latrina (il cesso) realizzato con canne palustri (materiale d’uso comune in territorio di palude) o, ancora, lo sgranatoio del girasole, corredato dalla conseguente dimostrazione di come veniva effettuata la sgranatura; era esposta pure una caratteristica stufa, usata nei vigneti in primavera quando, a causa della brina mattutina, i germogli dell’uva rischiavano di subire l’effetto devastante del gelo e perciò con questo attrezzo veniva effettuata una ‘sbrinatura’. Quest’anno è stata aggiunta anche l’oggettistica dedicata alle guerre mondiali, che a Torre di Mosto, come in tutti gli altri comuni del Basso Piave, hanno lasciato segni importanti.

Nell’area immediatamente vicina, messa a disposizione dell’associazione G.R.I.L. Basso Piave,  hanno fatto bella mostra di sé i tanti oggetti e mestieri quotidiani di un tempo, con la netta suddivisione fra gli spazi destinati ad accogliere i lavori tipicamente femminili e maschili, sempre adeguatamente separati, in relazione alla distinzione dei ruoli fra donne e uomini e dunque dei rispettivi ambiti di intervento (interno alla casa o nelle sue immediate vicinanze per la donna, esterno alla casa, invece, per l’uomo).

Se le donne erano sempre impegnate nelle tante faccende domestiche, nonché nella gestione e nell’allevamento dei figli, gli uomini avevano una mole consistente di azioni da svolgere negli spazi esterni all’abitazione. Il loro ruolo è sempre stato quello di procurare tutte le risorse possibili al sostentamento della famiglia, sia quando ancora il Basso Piave era fortemente caratterizzato dalla presenza della palude (e dunque l’uomo sapeva ben adoperarsi nell’ambito della pesca e della caccia, ma anche nella gestione della stalla), sia quando il territorio fu notevolmente modificato a seguito dell’opera di bonifica e la pianura andò a soppiantare, poco alla volta, l’originaria palude, determinando così la massiccia presenza della campagna, con tutte le evidenti mansioni che la semina e il raccolto comportavano. Poi, però, all’ambito maschile spettava anche la  realizzazione di piccoli oggetti utili in casa – per esempio sedie o sgabelli impagliati, borse fatte con le brattee – oppure oggetti utili ai fini della gestione degli animali da cortile – per esempio crìgoe (piccole stie per le chiocce e pulcini) e, ancora, giochi per i bambini: i membri dell’Associazione, nel pomeriggio, si sono adoperati per dimostrare come veniva realizzata la corda da saltare grazie all’uso di uno speciale attrezzo inventato dai nostri nonni.

Altrettanto impegnativi erano per l’uomo i lavori che implicavano la gestione dei possenti animali allevati nelle stalle: a dimostrazione del valore che avevano le antiche professioni, al mattino è stata proposta la forgiatura dei ferri per consentire, nel pomeriggio, la ferratura del cavallo, un’operazione complessa, considerata la stazza dei cavalli (ad esempio il C.A.I.P.T.R., una razza dalle specifiche caratteristiche, ‘nata’ da una ricerca effettuata prevalentemente nel nostro territorio e utilizzata proprio per la sua peculiarità con esso): tale operazione è stata svolta con sapiente maestria dal gruppo di Claudio Frasson, che ha potuto usufruire dei commenti e delle spiegazioni di Pierluigi Cibin.

Nell’arco dell’intera giornata i membri dell’Associazione hanno voluto offrire al pubblico un messaggio identitario particolare, corredato di brani poetici, alcuni inediti, altri invece tratti dal volume “Rime del Basso Piave” (Mazzanti Editori, 2009 e 2012), insieme ad alcuni canti tradizionali come “Marìdete Orelia” (il canto autoctono per eccellenza).

In ossequio, poi, ai tanti defunti della Prima Guerra Mondiale è stato proposto il canto “Leggi mia cara”, una lettera dal fronte appunto, scritta in uno dei momenti forse più drammatici della storia locale e che tanto emoziona il pubblico meno giovane….

 

L’Associazione rivolge un affettuoso ringraziamento al Gruppo “Pecore nere”, per il supporto logistico che continua sempre a dimostrarle nel corso di quest’evento, e nondimeno la Pro Loco, l’Amministrazione comunale e le Istituzioni, costantemente presenti nella piazza del Paese per sorvegliare sul buon esito della manifestazione.

Un ringraziamento particolare va al Sindaco Giannino Geretto e al Vicegovernatore On. Gianluca Forcolin, che non mancano mai di sottolineare l’opera culturale che l’Associazione svolge nel territorio del Basso Piave.

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