CIVILTÀ DEL BASSO PIAVE… AL GIORNO D’OGGI

di Pierluigi Cibin e Aidi Pasian

 

Domenica 21 maggio nella località di Fossà (San Donà di Piave), nell’ambito dei festeggiamenti parrocchiali, si è tenuto l’evento “C’era una volta Fossà” – Edizione 2017che ha richiamato la comunità locale nella piazza antistante la chiesa, già a partire dal mattino, per rivivere momenti e situazioni tipiche di un tempo, in realtà, non ancora tanto lontano per la gente di Fossà.

Su richiesta del gruppo parrocchiale N.O.I., l’Associazione “G.R.I.L. Basso Piave” ha aderito alla manifestazione allestendo, nello spazio messo a sua disposizione, una scenografia atta a ricreare gli ambienti tipici di questa comunità appartenente al territorio del Basso Piave, ambienti ancora oggi ben individuabili nella campagna circostante.

Alla consueta disposizione separata degli spazi di lavoro destinati ad accogliere le donne, gli uomini, nonché i bambini, si è unito l’allestimento di uno spazio espositivo specifico per gli oggetti che tanto spesso si vedevano nelle case del nostro territorio, portati questa volta in loco grazie alla straordinaria disponibilità di alcuni abitanti di Fossà.

Tale ritrovo comunitario, motivato dai festeggiamenti parrocchiali, ha avuto lo scopo di unire la collettività, spostandone però in quest’occasione la collocazione temporale al periodo fra le due guerre: è stato facile per anziani, adulti e bambini presenti ritrovarsi in quelle atmosfere, a contatto con un vissuto realistico, sotto il profilo della rappresentazione scenica.

Canti tradizionali e filastrocche esposti al pubblico dai membri dell’Associazione, insieme alle attività svolte da uomini, donne e bambini, hanno inteso ricreare quel mondo per chi non lo conosce molto o per chi forse un po’ l’ha scordato: ecco il perché di tanto interesse dimostrato per gli oggetti che un tempo riempivano case, stalle, cortili. Talora essi segnavano anche la campagna con la loro presenza, che evidenziava pure la straordinaria azione dell’uomo: oggi, osservando i campi, non possiamo non notare la sostanziale assenza della presenza umana, sostituita in molti casi solo dall’uso delle macchine, certamente utili, ma incapaci di far notare un vero rapporto d’amore per la terra, di cui si riconosce il valore solo a fini produttivi.

Ebbene, un tempo anche nei confronti degli oggetti emergeva l’amore della gente: il loro utilizzo era prolungato fino a che l’oggetto aveva vita, le parti rotte venivano ricostruite e la sua sostituzione era poi frutto di un lavoro accurato, studiato nei  minimi particolari in vista della sua funzione specifica; persino fare una corda, gioco prediletto da molti bambini, era un’operazione gestita con cura, riflettendo sulle sequenze operative e, soprattutto, sui materiali utili alla sua realizzazione, per i quali spesso si doveva teneva in considerazione la stagione.

Il divertimento era comunque un’anticipazione di azioni utili che si sarebbero dovute svolgere nella vita quotidiana: saper pescare, per esempio, era un’arte che bisognava apprendere fin da piccoli, magari esercitandosi con piccoli oggettini forniti di amo, forme divertenti, certo, per qualsiasi bambino, ma intanto permettevano di sviluppare la coordinazione oculo-manuale e, al tempo stesso, di abituarsi ad essere pazienti… La stessa cura e pazienza emergeva nel corso dei lavori femminili, soprattutto per ciò che riguardava l’arte del cucito.

Sullo sfondo, a sorvegliare tutti e a confermare o meno l’operato dei più giovani, c’erano gli anziani, sempre vigili, anche se apparentemente distratti da una partita a carte.

Per concludere il quadro ambientale e identitario nel suo insieme, a Fossà non poteva mancare la vagonette condotta dalla famiglia Frasson con i possenti cavalli C.A.I.T.P.R. .

 

L’Associazione ringrazia particolarmente la signora Antonella e la famiglia Merotto che si è prodigata nel gestire l’intervento della comunità, del Gruppo N.O.I., e delle altre realtà locali che si son trovate in sintonia con noi.

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