UN TEMPO A CITTANOVA …

 

Domenica 19 maggio c.a., in uno dei contesti più significativi del Basso Piave, e cioè presso l’idrovora di Cittanova e sulle aree relative alle proprie pertinenze, 001il pubblico ha avuto l’opportunità di partecipare ad una rievocazione storica unica.

L’Associazione “G.R.I.L. Basso Piave” ha infatti proposto una rappresentazione culturale documentaria dal vivo, dal titolo “Il Basso Piave: l’utilizzo del territorio trasformato dall’opera di bonifica”, riferita a usi e costumi002 di un periodo storico non troppo lontano nel tempo: i primi decenni del Novecento.

L’evento, voluto e reso possibile grazie al Consorzio di Bonifica Veneto Orientale, rientrava nell’ambito delle manifestazioni previste per la Settimana Nazionale della Bonifica e della Irrigazione, in onore dell’enorme opera di bonifica svolta proprio a partire da aree importanti come quelle concernenti la zona di Cittanova.

La manifestazione si è aperta all’interno del manufatto dell’idrovora, dove hanno preso la parola anzitutto il Direttore del Consorzio, il dottor ingegnere Sergio Greco, l’assessore della Regione Veneto Daniele Stival e  il Presidente del Consorzio, Gianluigi Martin, 003che hanno sottolineato l’importanza e la necessità della manutenzione costante degli impianti idrovori (ben 75) in un territorio dagli equilibri così delicati sul piano idrico e che richiede una costante attenzione da parte di tutti gli operatori del settore.

L’intervento del geometra Corazza è valso a richiamare invece gli aspetti più tecnici del funzionamento delle idrovore, aspetti, questi, che hanno trovato un pubblico curioso e particolarmente attento anche se, per buona parte, era composto pure da giovani; hanno partecipato anche molti bambini delle scuole elementari e medie.

La parola è passata quindi alla presidente dell’Associazione “G.R.I.L. Basso Piave”, Prof.ssa Aidi Pasian, che ha sinteticamente richiamato004 l’importanza del sito di Cittanova, anche per la presenza umana che, fin dai tempi antichi, costantemente l’ha interessata, caratterizzando in realtà tutto il territorio di palude del Basso Piave: molto spesso, infatti, si dimentica che il Basso Piave era comunque abitato, nonostante l’ambiente di palude fosse piuttosto duro sul piano della sopravvivenza. In un simile territorio, dunque, l’opera di bonifica non è sorta dal nulla.

La gente che viveva in palude presentava un proprio e ben definito sistema identitario, con valori e logiche di pensiero specifiche. Adi Pasian ha chiarito specificando quali erano anzitutto ambiti e ruoli della donna e dell’uomo nella tipica famiglia del Basso Piave: essa aveva inizialmente una connotazione non strettamente patriarcale: tale sviluppo si è evidenziato in maniera eclatante, 005solo dopo gli anni ’60/’70 dello scorso secolo, in concomitanza col sopraggiungere di altre identità nel territorio del Basso Piave, proiettato ormai verso una generale industrializzazione e, di conseguenza, teso alla sua trasformazione da originario ambiente di palude qual era stato in pianura bonificata.

La tipica famiglia del Basso Piave vedeva, invece, emergere la donna quale figura significativa; perciò la sua struttura si connotava piuttosto per una sorta di matriarcato trasversale, che legava la suocera alle nuore, anche tramite lo scambio di alcuni simboli dal significato ben noto (’a travessa, ’a véra).

006Ruolo dell’uomo, invece, era quello di procurare tutte le risorse per la sopravvivenza della famiglia, difenderne ogni componente e rappresentarla all’esterno.00601

Per dare una dimostrazione concreta degli spunti di riflessione offerti dalla Presidente dell’Associazione, il signor Cristian Bonetto, del Consorzio di Bonifica Veneto Orientale, ha008 invitato famiglie 010e bambini a uscire dal manufatto e a partecipare appunto alla rivisitazione storica proposta all’esterno e supportato dal Vicepresidente 013dell’Associazione, Pierluigi Cibin, hanno potuto così commentarne i momenti salienti.

009In particolare, Pierluigi Cibin ha fotografato la precisa struttura della famiglia del Basso 012Piave nel periodo storico in cui si modificava il suo originario assetto ed essa si adeguava alle modifiche imposte al territorio dalla grande opera di bonifica, che lo trasformava in pianura.

Le famiglie e i bambini hanno potuto fare un007 tuffo nel passato, vedendo giungere un asino, attaccato ad un carretto guidato da Gianluca Frasson insieme alla cugina Francesca, in costume tradizionale; a seguire, su richiamo dei bambini, sono giunti i cavalli guidati da Riccardo Frasson (anche coadiuvato a cassetta da due giovanissimi nipoti), trasportando gli uomini che, come un tempo, giungevano appunto dal lavoro nei campi, collocati anch’essi su un tipico carro. Per ultime, su un carro trainato dai focosi cavalli del signor Federico Saccon, sono giunte le donne che, in particolari momenti dell’anno, soprattutto011 quando le variazioni meteorologiche rischiavano di alterare pericolosamente i risultati della produzione in campagna, andavano ad aiutare i loro uomini. In tali occasioni, persino i bambini in età utile offrivano ai familiari il loro preziosissimo apporto.

I presenti hanno potuto godere di momenti esclusivi della rappresentazione osservando come avveniva la lavorazione in campagna, alcuni degli attrezzi che venivano utilizzati, oppure quanto possenti erano i cavalli usati per il traino e il trasporto dei tronchi estirpati durante il primo intervento di disboscamento.014

Un ringraziamento particolare va rivolto a tutta la famiglia Frasson di Fossà, che continua a mantenere viva la tradizione, creando le condizioni perché anche le giovani generazioni possano portare avanti tale realtà culturale e identitaria, tipica del Basso Piave: proprio nel più profondo di queste aree sembra sia stata avviata la selezione di una razza di cavalli robusta e forte (C.A.I.T.P.R.)016 adatta ai lavori più vari, ma015 soprattutto capace di sforzi prolungati in un ambiente come quello di palude, o usata per il trasporto di merci pesanti e tronchi, o ancora per la realizzazione delle017 grandi opere di bonifica.

Non è mancata anche la giusta messa in evidenza dell’importante ausilio derivato dall’utilizzo della forza motrice, che venne offerta dai primi trattori agricoli.018

Grazie al gradito apporto di propri mezzi caratteristici e la partecipazione attiva di alcuni amanti del trattore d’epoca (amici della famiglia Frasson), il signor Cristian Bonetto (Consorzio di Bonifica Veneto Orientale), sempre supportato dal Vicepresidente dell’Associazione, Pierluigi Cibin, hanno potuto farsi carico di una esposizione succinta, quanto peculiare alla trasformazione e al successivo utilizzo del nostro territorio.

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