In visita all’Azienda De Faveri

Martedì 2 dicembre  e sabato 29 novembre 2014, in due diversi momenti della giornata, l’Azienda De Faveri (situata in località Cittanova, via Levorin a San Donà di Piave), su esplicita richiesta dell’Associazione “G.R.I.L. Basso Piave” e, come già da tempo concordato, ha gentilmente ospitato gli alunni della Scuola Media “R. Onor”, così come hanno fatto anche altre aziende, altrettanto significative ai fini di una specifica rappresentazione della nostra comune identità territoriale.

L’associazione, in questo contesto, ha potuto proporreimg_8063 ai ragazzi un’esperienza viva e concreta che si è sviluppata in un rapporto sinergico e didatticamente attivo, realizzato con alcune aziende del territorio del Basso Piave. L’azienda De Faveri, nello specifico, si qualifica per la coltivazione biologica di vari tipi di ortaggi.

CLASSI 2D-2F

È stata fredda e ventosa, ma intensamente ricca di esperienze severe e scrupolose la mattinata di martedì 2 dicembre, quando le classi 2D e 2F della Scuola Media “R.img_8048 Onor” si sono recate in visita all’Azienda De Faveri, accompagnate principalmente dalle prof.sse di scienze Maniglia e Longo e, naturalmente, dall’immancabile “nonno” Pierluigi e dall’associata Anna Maria Stefanetto.

La partenza è avvenuta alle ore 9.00 dal parcheggio retrostante la medesima scuola: i ragazzi, tenendo conto della particolarità del percorso che dovevano fare, avevano scelto di usufruire di un pullman dalle dimensioni possibilmente ridotte.

La visita in azienda è iniziata alle 9.30 circa e, come da prassi,img_8052 è stata anticipata da un’introduzione del nonno Pierluigi in merito alle caratteristiche del territorio circostante, sia dal punto di vista della formazione del suolo, sia sotto il profilo della costituzione del terreno agrario; il nonno non ha mancato di far diversi riferimenti anche alla sua antica storia, come pure alle particolarità archeologiche che tuttora esso vanta.

Mattia De Faveri, titolare dell’azienda “biologica”, coadiuvato dal nonno – fondatore della stessa – e dallo zio che ne ha condiviso la realizzazione fin dalla nascita, è rimasto a disposizione dei ragazzi non solo per presentare le caratteristiche salienti della sua azienda, ma soprattutto per rispondere alle loro intelligenti ed accurate domande. Ha potuto, così, spiegare le motivazioni che lo hanno spinto a continuare l’attività e le difficoltà in cui attualmente possono versare aziende piccole come la sua, inserita in un’economia di mercato che, invece di assecondarle nel superamento delle difficoltà che obiettivamente incontrano in questo loro particolare modo di intendere la vita, tende a vessarle imponendo complessi vincoli burocratici.

img_8053I ragazzi si sono dimostrati estremamente interessati tanto agli aspetti teorici, che hanno voluto puntualmente registrare, quanto ai momenti di esperienza pratica ‘sul campo’, tanto da ottenere considerazione e apprezzamento da parte di tutti gli intervistati.

Invitati a procedere verso la campagna aperta, i ragazzi, con ordine e compostezza, si sono lasciati guidare verso quest’esaltante esperienza all’aria aperta: un laboratorio didattico vissuto attivamente da tutti.

Giunti all’area destinata alla coltivazione e alla produzione del radicchio, Mattia De Faveri ha mostrato ai ragazzi uno degli ortaggi tipici della produzione familiare, cioè il radicchio rosso (varietà Tardivo di Treviso): velocemente, ha mostrato come viene pulito dopo la raccolta diretta sul campo e qual è lo scarto del prodotto. Così i ragazzi hanno potuto capire anche quale può essere il costo effettivo sostenuto dall’azienda per la produzione di questi particolari ortaggi, collocati poi in alcuni negozi del nostro territorio: un prodotto fresco e offerto per davvero a chilometro zero!

È un prodotto, però, che indubbiamente ha dei costi superioriimg_8058 rispetto ad una comune produzione delle derrate alimentari, essendo realizzato attraverso una coltivazione, in questo caso, biologica, il che gli dà un valore di mercato ben diverso rispetto a quello dei prodotti trattati con sistemi classici o di tipo industriale, per i quali l’obiettivo è una produzione “spinta”, attuata su larga scala e a prezzi molto più bassi, che pongono il prodotto anche ad  forte concorrenza all’interno delle attuali prospettive di mercato.

A questo punto sono state fornite ai ragazzi tutte le informazioni relative alla sarchiatura e alla zappatura, che portano alla pulizia meccanica del terreno per l’estirpazione dalle ‘malerbe’; dopo di che si interviene con rame e zolfo, prodotti naturali che sono ammessi anche per la coltura biologica nella lotta contro alcune micosi funginee specifiche delle img_8061colture. In questa stagione, dopo le prime brine mattutine, il prodotto è pronto per essere raccolto a mano, tagliandolo con un coltello e recidendo la radice ad una profondità di circa tre dita. Dopo una prima mondatura dalle foglie intaccate dall’eventuale marciume, deposto dentro apposite casse, il radicchio viene portato in azienda; qui il raccolto viene inserito in vasche con il livello dell’acqua (calda a 15/16 gradi circa) che arriva solo fino al colletto, e, stando a mollo, il radicchio viene fatto ingrossare fino a che raggiunge una certa dimensione.

I ragazzi hanno anche avuto l’opportunità di assaggiare alcune foglie di altre varietà di radicchio che in questa stagione sono coltivate in azienda. È stata così evidente la loro sorpresa quando, riscontrando un prodotto molto buono, tenero e gustoso, si sono stupiti di non averlo mai assaggiato prima.

Dal campo i ragazzi sono stati accompagnati a vedere il vignetoimg_8066 e Mattia ha potuto così presentare come si svolgono le operazioni di potatura. Nonno Pierluigi ha mostrato agli studenti che cosa sono i polloni, le “strope grande”, le “strope”, i “venchi”, i “venchetti”, mentre Mattia ha spiegato cosa sono le gemme basali, le gemme dormienti e le loro funzioni: ha sottolineato che la potatura, in questo sesto di impianto, inizia dalla testa o dalla coda del cordone orizzontale del ceppo da cui spuntano i tralci, mai da metà; dapprima ha tolto i tralci che risultano “inutili” alla successiva produzione e poi ha pulito i ricci lungo il tralcio di vite, per poterlo poi fissare legandolo con il “venchetto” al filo di ferro che sostiene il vitigno; il tralcio viene poi spuntato poi della lunghezza voluta. Il tutto è stato sempre registrato con grande dovizia e serietà da parte di chi, più intraprendente, si era munito della strumentazione necessaria a poterlo img_8067fare.

A questo punto i ragazzi sono stati invitati a uscire dal campo e, passando davanti alle serre, dove vengono coltivate piante di finocchio, hanno raggiunto rapidamente la casa di Mattia, dove normalmente vengono  tolte le foglie esterne più verdi (lo “scarto”, che poi verrà comunque utilizzato per altri scopi): restano così circa tre etti di ogni piantina, “il cuore” (ossia la parte che verrà effettivamente venduta in negozi specializzati delimg_8072territorio). In questo frangente, i ragazzi sono stati messi anche alla prova per ripetere in prima persona sequenze di lavoro viste eseguire al giovane proprietario Mattia per la pulitura del radicchio, al fine di ottenere il prezioso prodotto “finito”.

Gambe in spalla, il gruppo ha raggiunto quindi l’ultima meta prevista nel programma della visita: la “casa colonica” di

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Giancarlo De Faveri. Naturalmente, per giungere ad una giusta valutazione della particolare archittettura di questa costruzione, dapprima si è iniziato a visitare la stalla, il luogo dove la risorsa-animale era di primaria importanza e doveva essere adeguatamente accudita; sopra c’era il fienile, dove invece venivano poste le risorse per gli stessi animali (il foraggio).

All’esterno, poi, molti attrezzi usati in campagna testimoniano il passare del tempo e l’avvenuta meccanizzazione che ha interessato in modo sempre più moderno anche le campagne del nostro territorio.

Entrando invece nella casa colonica, nonno Pierluigi ha spiegato quale funzione sacra avessero le camere: come tutte le stanze della casa, la gestione dell’ambito domestico era in carico esclusivamente alla donna!

I ragazzi, salendo attraverso l’antica scala in legno, sono entratiimg_8032 nel meraglioso e ampio granaio posto al piano superiore della casa, che è stato trasformato in tempi più recenti per ottenere un suo diverso utilizzo. Era la stanza della casa colonica che un tempo assumeva la funzione di luogo deputato alla conservazione di buona parte delle derrate alimentari che l’uomo riusciva con abilità e intelligenza a mettere da parte in autunno.

Qui i ragazzi hanno potuto venire a conoscenza di come venivano depositate e conservate le risorse secondarie, cioè quelle che servivano all’uomo e alla sua famiglia: la risorsa primaria, per le famiglie del Basso Piave, era costituita sempre dal bestiame.

Nonno Pierluigi ha più volte ricordato ai ragazzi, insieme ai componenti della famiglia De Faveri, quali difficoltà comportasse il vivere quotidiano (il trasporto dei sacchi di frumento, a fine giornata, era devastante per il corpo perché arrivavano a pesare fino a oltre un quintale e venivano appunto caricati in spalla dagli uomini per essere portati nel granaio!).

E ovviamente, nella casa colonica non poteva certo mancare img_8022la cantina (‘a caneva’), usata soprattutto per la conservazione del vino.

Il gruppo ha avuto l’opportunità di vedere anche gli insaccati che, preparati giorni prima, si trovavano appesi in bell’ordine al soffitto di una stanza per la consueta stagionatura.

È stata certamente un’esperienza significativa e globale quella img_8069che i ragazzi hanno fatto all’Azienda De Faveri e probabilmente sono risciti ad avvertire quale fatica, ma anche quale grande soddisfazione si poteva avere un tempo, dopo una lunga stagione di lavoro, se si era stati capaci di sfruttare in modo davvero intelligente le risorse offerte dalla natura e dal mondo animale in questo nostro meraviglioso territorio del Basso Piave.

Forse, proprio questa è stata la mollaimg_8074 che ha permesso ai ragazzi di mostrare tanto apprezzamento per iimg_8075 panini ripieni di fette di soppressa e salame, oltre ad altre leccornie, che i proprietari hanno preparato su una tavola imbandita di tutto punto, quando, giunti nel cortile all’esterno della casa, anch’essi han potuto far godere al loro palato il gusto squisito degli insaccati preparati dopo varie giornate di duro lavoro.

Oppure semplicemente hanno avvertito il sapore della vita di un tempo che, in fondo, non è così lontana come sembra…

CLASSI 2C2G

Simile esperienza è stata quella vissuta dagli alunni delle classi 2C e 2G della medesima Scuola Media nella giornata di sabato 29 novembre: i ragazzi hanno avuto l’opportunità di essere accompagnati anche dai genitori, oltre che principalmente dalle prof.sse di scienze Fregonese e Ferraioli, in quanto l’incontro si è svolto di pomeriggio, in orario extrascolastico.

Dopo la partenza dalla medesima scuola media alle ore 13.30, il gruppo piuttosto consistente è arrivato davanti alla casa della famiglia De Faveri e qui i ragazzi e i loro familiari si sono soffermati a riflettere con “nonno Pierlugi su logiche di pensiero e aspetti specifici che tuttora inducono la gente del territorio ad un comportamento particolare, visto questa volta dal vivo: il nonno ha fatto riferimento a quanto già presentato in classe durante i due precedenti incontri.

Dopo questa prima fase di chiarimento sulla vita e le dinamiche professionali dell’azienda, e considerati i tempi stretti che le famiglie avevano previsto per la visita pomeridiana, nonno Pierlugi e Mattia hanno invitato i ragazzi ad andare in campo aperto, attrezzandosi con scarpe adeguate per potersi sporcare, visto che fino al giorno prima aveva piovuto (cosa non insolita nel mese di novembre…).

In campo aperto Mattia, il nonno e lo zio hanno potuto far vedere i vari tipi di ortaggi coltivati e parlare delle implicazioni particolari che presenta la loro coltivazione.

Considerata l’umidità del tardo pomeriggio novembrino e, come preventivamente concordato dall’Associazione, anche questi ragazzi sono stati invitati a questo punto ad andare a visitare la casa colonica.

Prima di entrare, ai ragazzi è stato consentito di vedere rapidamente una piccola stanza nella quale alcuni familiari stavano partecipando in prima persona a uno dei momenti più importanti per le famiglie di un tempo: la lavorazione della carne e la preparazione degli insaccati di maiale, un animale molto utile a superare il lungo e duro inverno.

Parte della visita ha interessato poi gli specifici ambienti della casa: la stalla, per esempio, dove si concentrava la capacità dell’uomo di conservare gli animali e procurarsi così altre importanti risorse per la vita della famiglia.

Di qui, dopo la breve presentazione del proprietario Giancarlo De Faveri, e dopo che nonno Pierluigi ha invitato i ragazzi e chi li accompagnava a cambiarsi di scarpe per poter accedere, senza sporcare, nella grande dimora, si è entrati per visitare l’antico granaio.

La visita a questo punto si è conclusa con l’omaggio fatto ai ragazzi dai padroni di casa, ma in verità apprezzato da tutti, anche dai familiari e dalle docenti: bibite e panini con insaccati di produzione propria, disposti in bell’ordine su una tavola imbandita per l’occasione dalle alacri donne di famiglia!

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